LIBRO PRIMO
Un vero bacio
Siamo sulla Going Merry. Sanji, Usop e Nami si trovano dinnanzi al Supremo.
<<Vediamo un po’ chi vuol essere il primo…>> lo sguardo di Eneru li squadra uno per uno e si ferma su Nami <<…giusto, prima le donne!>>
<<Non azzardarti a toccare Nami!>> Sanji si avventa su Eneru con un calcio.
<<Sanji, no! Non provocarlo!>>
<<Nami ha ragione!>> dice Usop, poi rivolgendosi al Supremo <<Gradisce del tè signore?>>
Eneru lo ignora <<Insolente! Se volevi morire non avevi che da chiedere>>
<<Non credere di vincere!>> Sanji prende la rincorsa e colpisce Eneru in pieno volto. Eneru gli afferra la gamba <<Buon tentativo>>. Una scarica elettrica parte dalla mano del Supremo e avvolge Sanji in una morsa d'energia tanto crudele quanto maestosa. Il suo corpo cade a terra, l’anima in bilico tra vita e morte.
<<Credo di essermi divertito abbastanza, il tè un’altra volta>> con queste parole il Supremo scompare in un lampo di luce azzurra. Nami e Usop si gettano accanto al ragazzo.
<<Che vigliacco! Sanji puoi sentirmi? Sanji, Sanji…>> Usop chiama più volte l’amico ma invano.
<<È inutile Usop. Non può sentirti. Aiutami a portarlo dentro>>
…
È già passato un giorno, ma Sanji non accenna a svegliarsi. Giace nel letto, dorme e per quanto quel sonno può essere profondo; niente riesce sottrarlo dal bruciare di quelle numerose ferite che un solo colpo era stato capace di infliggergli.
Accanto a quel letto... Nami seduta su uno sgabello a tre gambe. Con cura estrema cambia le bende all’eroe sconfitto. Le toglie piano, piano scoprendo un torace arso e dolorante. Prende, da sopra il comodino, un asciugamano umido e bagna, sfiorandole appena, le ferite. Inizia a mettere le fasciature nuove intorno all’addome. Si muove lentamente nella paura di scorgere una smorfia di dolore sul volto di Sanji.
Ecco che Usop apre la porta con un vassoio sulla mano destra:
<<Vuoi delle polpette di riso? Le ho preparate io>>
<<No, grazie>>
<<Guarda che so cucinare anch’io, cosa credi!>>
<<No, no, ti credo. Scommetto che sono buone, è che non ho fame>>
<<Ma se non mangi niente da un giorno!>> Usop però non insiste più di tanto, forse ha intuito qualcosa che la stessa Nami si rifiuta di accettare <<Ah... se cambi idea chiamami>> dice chiudendosi la porta alle spalle.
Nami ripiomba in quella pacata angoscia, così come la stanza era tornata buia con il chiudersi della porta. Gli innumerevoli tentativi di Sanji per conquistarla, i suoi modi gentili, gli appellativi zuccherosi riaffiorano alla mente.
La mano destra s’infila tra il caldo letto e la sofferente schiena di Sanji, afferra la benda, torna indietro… la mano sinistra passa la benda sul torace e la destra l’afferra nuovamente… e a ogni giro corrisponde un ricordo.
Quel ragazzo la circondava sempre di attenzioni e complimenti… lei invece accennava al massimo un grazie. Ora però era tutto diverso… ora che Sanji è lì svenuto, ora che lotta contro il dolore, ora che il suo corpo è tutto una ferita; quei complimenti, quelle attenzioni, quei gesti, quelle parole sembrano tanto importanti.
La benda viene lasciata cadere, si srotola fino a toccare il pavimento; Nami si alza. Lo sgabello, spostandosi, fa attrito con il pavimento, producendo un lieve suono. Quelle mani adesso poggiano sul cuscino ai lati della testa del ragazzo. Il volto di Nami si avvicina sempre più a quello di Sanji; gli occhi di lei si chiudono. Lo bacia. Un bacio non ricambiato, perché lui non è cosciente… perché lui non può sentirlo.
Nel turbinio dei ricordi, dei sentimenti, delle angosce e delle speranze; Nami non riesce a girare neanche una volta la benda, che si addormenta: la testa appoggiata sul letto rivolta verso la faccia del biondo, il braccio sinistro disteso sul petto di Sanji e nella mano destra stringe ancora la benda.
Usop arriva per augurarle la buonanotte, ma avendola trovata già addormentata si dirige sottocoperta.
…
Il mattino seguente il mare era piatto e il cielo di un azzurro intenso… e quel mattino Sanji si svegliò. Nami dormiva ancora e la sua presenza sembrava placare il dolore.
Il primo pensiero che gli attraversò la mente fu “Quanto è bella, mentre dorme” e con gli occhi la contemplava come fosse un angelo.
Vide che stringeva la benda e capì che si era occupata di lui per tutto il tempo; anche se lui non aveva la minima idea di quanto era stato quel tempo.
Rimase a guardarla per diversi minuti…dieci, venti, forse trenta, non lo sapeva neanche quanto tempo sarebbe stato in grado di guardarla; poi tentò di raggiungere con la sua mano quella di lei… l’afferrò: <<Nami, Nami… svegliati…>>. Lei si mosse e scosse la testa per svegliarsi, chi l’aveva chiamata? Quella non era la voce di Usop, allora… era stato il tipo con i capelli biondi.
<<Sanji!>> Nami si gettò al collo del ragazzo dimenticandosi che lui era ferito. Si risollevò un poco e il suo viso si trovò sopra pochi centimetri da quello di Sanji; questa volta era diverso lui era cosciente, lui la sentiva.
Sanji le cinse la vita con le braccia ancora dolenti. Nami, a sua volta, gli contornò il viso con le mani, le punte delle dita tra quei capelli biondi.
Si baciarono.
Non un bacio triste, non un bacio non ricambiato, non un bacio non percepito.
Quello era un vero bacio.
Fine primo libro.
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LIBRO SECONDO
Tra poco avrai davvero paura
Sanji si è risvegliato. Mezzo addormentato si tira su facendo leva sulle braccia. Con lo sguardo cerca Nami, ma nella stanza c’è solo Usop che sonnecchia dondolando la testa quasi a ritmo.
Sanji prende il pacchetto di sigarette dal comodino, si alza ed esce a cercarla. Cammina lentamente. Cerca sul ponte, in cucina, sottocoperta, nella cambusa… alla fine sale all’agrumeto, ma Nami non è neppure lì. Dopo tutto quello che era successo, dopo quel bacio, il suo stupido corpo malandato lo aveva ritrascinato nel mondo dei sogni! … Chissà quanto aveva dormito. Per lui è certa una sola cosa: deve rivederla. Dov’è il suo angelo?
Sanji si accende una sigaretta e butta la testa all’indietro. Ciò che gli si para davanti a gli occhi è uno spettacolo inverosimile. La sigaretta gli cade di bocca.
Una gigantesca imbarcazione fluttua nel cielo, ma non è tanto per questa che Sanji rimane allibito, bensì per una cosa minuscola rispetto a quella nave, per una figura piccola e gracile che si affaccia dal ponte. Perché su quella nave c’è Nami.
Sanji si precipita giù per le scale, sbatte la porta della camera, Usop sobbalza:
<<Che c’è?>> dice prima di fare un enorme sbadiglio che sembra dire “se mi addormento non mi svegliate manco con le cannonate”, poi si riprende un poco:
<<Vedo che stai meglio>> … altro sbadiglio.
<<Presto, dobbiamo sbrigarci!>>
Sanji afferra una camicia e se la infila in fretta avviandosi verso la porta.
<<Dov’è che andiamo?>>
<<A salvare Nami… e muoviti!>>
Sanji prende Usop per un braccio e lo trascina fuori. Gli indica il cielo, Usop lo segue con lo sguardo e, alla vista dell’arca, sviene.
In poco tempo i due sono all’inseguimento della nave.
<<Ma perché devo venire anch’io? Non ti ricordi più cosa ti ha fatto il Supremo?>> dice Usop affannato più dalla paura che dalla fatica.
<<Non l’ho dimenticato, ma non m’importa! E tu vieni con me, hai ancora quella cintura col gancio?>>
<<Cosa vuoi farci?>>
…
Nel frattempo Nami si prepara a combattere contro il Supremo, vuole ancora solcare i sette mari, seguire la grande rotta, realizzare il suo sogno, vuole tornare dai suoi amici, vuole tornare da Sanji… non può morire, non ora che ha capito quali sono i suoi veri sentimenti per quel biondo dongiovanni, non ora che ha capito.
<<Peccato, peccato davvero. Avresti potuto seguirmi e vedere la grandezza del mio regno, ma se non vuoi venire allora sprofonderai con tutti gli altri e non contare troppo sull’aiuto di quei due, non riusciranno a salvarti neanche pagando con la vita… poveri stolti!>>
Eneru sfocia in una fragorosa risata. Nami non riesce a capacitarsi. Nessuno dei suoi compagni aveva forze sufficienti per arrivare fin lassù. “Chi saranno?”
…
Dopo tanta fatica Sanji e Usop sono saliti a bordo.
<<Bene, una volta entrati ci divideremo e raggiungeremo il ponte, Nami dovrebbe trovarsi lì.>>
<<Ma sei impazzito!>>
<<Non capisci! Se non ci dividiamo nessuno dei due avrà la possibilità di salvarla!>>
<<Vorresti dire che uno di noi è destinato a… a…>> c’è silenzio, Usop non ce la fa a finire la frase, ma deve impedire che il suo amico compia una follia <<Hai intenzione di sacrificarti!>>
<<Tu non puoi capire!>> …
Sanji gli si avvicina e gli appoggia le mani sulle spalle…
<<…preferisco morire che vivere senza di lei… questo è un sacrificio d’amore!>>
Usop resta ammutolito, sa bene che non riuscirebbe a dissuaderlo, testardo com’è! Si avvia nella direzione opposta all’amico, il tempo di un “buona fortuna” e poi ognuno per conto suo.
Nell’arca non c’è nessuno, è tutto automatizzato: sia Sanji che Usop si soffermano ad guardare i macchinari…
…
Nami si difende come può dagli attacchi di Eneru. Le cariche elettriche si susseguono l’une alle altre, ormai è la fine sta per essere colpita.
La porta a sinistra del trono si spalanca. Un oggetto sferico si avvicina speditamente al Supremo. È una bomba, esplode. Una nuvola di fumo annebbia la vista, ma quando si dilegua appare…
<<Usop!>> lo chiama Nami sorpresa dalla sua comparsa.
<<Ehi, Nami, dov’è Sanji?>>
<<C’è anche lui?>> il cuore di Nami è colmo di gioia: Sanji sta bene!
<<Non resta che unire le forze; spero che Sanji arrivi presto>>
Nonostante ora siano in due contro uno, il Supremo continua ad avere lo stesso vantaggio. Nami e Usop si riparano dietro un marchingegno e scorgono il wayver; è la loro unica possibilità per salvarsi.
<<Nami tu prendi il wayver, io ti copro le spalle, poi salto su quando ti lanci>>Usop si scaglia su Eneru, ma quando Nami fa per afferrargli la mano, perché è a terra quasi privo di forze, il Supremo gliela colpisce con un bastone e si appresta a darli il colpo finale…
Sanji arriva come dal nulla e con un calcio butta Usop sul wayver. I due si lanciano nel vuoto.
Nami stenta a trattenere le lacrime <<Non possiamo lasciarlo qui!>>
<<È stata la sua scelta>>
L’attacco investe Sanji e alle vecchie ferite se ne aggiungono altre.
<<Vorrei dirti due cose>> Sanji è allo stremo, ma si tiene in piedi <<la prima: grazie per avermi permesso di fumare quest’ultima sigaretta, non avevo da accendere…>>
Eneru lo guarda come a dire “ti ascolto perché non ho altro da fare”:
<< E la seconda?>>
Sul volto di Sanji si delinea un sorriso:
<<Tra poco avrai davvero paura>>
Cade a terra; nella mente si affollano i pensieri: ce l’ha fatta, ha salvato Nami e forse anche Skypiea.
Ogni eroe deve uscire in grande stile, ogni eroe deve uscire di scena per salvare un angelo.
Un rumore metallico e subito dopo un boato. Le eliche dell’Arca Maxim si fermano…
<<Cos’hai fatto alla mia arca!>>
Eneru sprofonda nel terrore: “Battuto un essere umano privo di qualsiasi potere”. L’arca precipita. L’energia elettrica contenuta da essa esplode in una miriade di fulmini che si riversano sul Supremo.
Avreste mai pensato che il dio del tuono potesse morire di sovraccarico?
…
Mentre accadeva tutto ciò Rubber, finalmente libero dall’enorme palla d’oro, trova Usop e Nami. Lei è seduta per terra, le sue mani stringono forte le gambe, è sconvolta:
<<Perché?>> riesce appena a sussurrare.
Usop non può rinnegarle la verità: <<Senti Nami, credo che tu debba sapere. Sanji aveva deciso, fin dall’inizio, che si sarebbe sacrificato se ce ne fosse stato bisogno.>>
<<Vorresti dire che… che si è… che si è sacrificato per me…>>
<<Scusate ma quella cosa sta per caderci addosso?>> li interrompe Rubber che continua a fissare il cielo con aria interrogativa.
<<Quale cosa?>> Usop volge lo sguardo in alto…<<Aaaah! L’arca sta precipitando!>>
Non ha ancora finito la frase che sono già tutti sul wayver e si allontanano più che possono.
L’arca si sfracella al suolo: un ammasso di detriti, legno e oro in una nebbia di polveri e scariche elettriche di minuto voltaggio. I tre aspettano che torni un minimo di visibilità per addentrarsi tra le macerie.
Nami cerca disperatamente Sanji e spera che stia bene, o almeno che sia vivo. L’idea di non poter più udire la sua voce la terrorizza, è come un brivido freddo lungo la schiena.
<<Ehi! Qui c’è qualcuno!>> grida Rubber, Nami e Usop si affrettano a raggiungerlo.
La pelle è bianca, piena di graffi e lividi, come un campo innevato che si scioglie qua e là scoprendo il terreno fangoso. Quel corpo è immobile, non si sente né il sussurro di un respiro né un palpito del cuore.
Quel cadavere è Eneru. Skypiea è salva.
Dopo un secondo di sollievo nel vedere che quel cadavere non è Sanji, l’angoscia torna ad assalire Nami: “Eneru è morto. Se è morto lui, forse… no! Sanji è vivo, lo sento! È qui da qualche parte, tra le macerie… devo solo trovarlo… devo solo…trovarlo…”
Migliaia di lacrime cadono a bagnare il terreno sconnesso come stelle cadenti, offuscando ancora di più gli occhi di Nami. Ormai si sposta a tentoni inciampando ad ogni passo, in quel buio che ora più che mai rispecchia la sua anima.
Sarà da più di due ore che cerca; chissà forse sta girando in tondo, ma come fare a saperlo; sente i passi di Rubber e anche quelli di Usop. Inciampa di nuovo, ma questa volta non sente sotto di sé né pietra, né legno, né oro, né la terra. Sente un tepore scaturito da qualcosa che si muove, che reagisce all’impatto. Lei si sposta a fianco di questo “qualcosa” , intontita, si asciuga le lacrime e cerca di mettere a fuoco per quanto le sia possibile.
Deve essere un’allucinazione, un’utopia. Non riesce a crederci, che sia un inganno della stanchezza, eppure lo vede, lo percepisce, può distinguere ogni battito del suo cuore.
<<Sanji!>>
Lui le accenna un sorriso, anche se è più simile a una smorfia di dolore. Nami piange ma quelle sono lacrime di gioia. Con tutta la cautela lo solleva e gli fa appoggiare la testa sulle gambe. Gli accarezza il volto e lui trae sollievo da ognuna di quelle carezze, ogni volta che la mano di lei lo sfiora. Quel sentimento che prova per lei copre il dolore per quanto intenso sia.
I passi di Rubber e Usop si fanno udire sempre più vicini, ma che importanza ha?
<<Sono contento>> sussurra a stento <<sono riuscito a salvarti.>>
<<Non posso credere che tu abbia fatto una simile sciocchezza, potevi morire!>> lo rimprovera lei.
<<Non dire assurdità, sai bene perché l’ho fatto.>>
<<No, non lo so! Dimmelo tu!>>
Sanji tace: “Possibile sia così difficile… ho rischiato la vita e ora non riesco a dire due sole parole…”
<<Rispondimi! Perché l’hai fatto? Perché hai voluto salvarmi?>>
<<Perché ti amo>>
Silenzio. Nami è rimasta spiazzata da quelle parole, le aveva così desiderate che non le sembrava vero. Sanji le mette dolcemente la mano sinistra sulla guancia e Nami poggia la sua su quella di lui stringendola un poco.
<<Sei uno Stupido>>
<<No, sono pazzo di te>>
Queste parole, aggiunte al “ti amo” e alla sua mano da cuoco che si muoveva sulla guancia quasi impercettibilmente, suonavano all’unisono come un solo desiderio… erano come dire “Baciami”.
Nami se lo stringe a sé e Sanji fa lo stesso per quante energie gli siano rimaste.
Accade l’inevitabile…
…si baciano.
Fine secondo libro.
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LIBRO TERZO
Il ritorno dell’eroe
Le coperte tengono al caldo il nostro eroe. Sta per destarsi da un sonno durato cento anni. Gli occhi gli si aprono a fatica e la luce della stanza lo acceca. Ciò lo costringe a stropicciarsi gli occhi con le mani per potersi svegliare del tutto. Barcollando appoggia le piante dei piedi sul pavimento.
Tenta di alzarsi ma è ancora troppo frastornato, così si lascia crollare a sedere sul letto disfatto.
Guarda il suo corpo, scorrendo la mano destra sul torace si accorge di essere bendato quanto una mummia.
Di solito nelle fiabe ci si sveglia perché si è ricevuto un bacio… ma questo non è il nostro caso.
“È la terza volta che mi sveglio in questo letto, e la seconda che lei non c’è…”
Clack… la porta si apre cigolando. Controluce prende forma la sagoma di una donna che senza dubbio indossa un cappello da cowboy.
<<Ti sei svegliato finalmente>> dice Nico Robin facendo per chiudere la porta.
Sanji alza lo sguardo su di lei ma resta zitto. Con un gran fracasso irrompono nella camera Rubber, Zoro, Usop e Chopper. Quest’ultimo si precipita a controllare battito cardiaco, fasciature, temperatura, chiedendo un milione di volte <<Stai bene?>>, <<Ti fa male qui?>>,<<E qui?>>.
<<Chopper sto bene, sul serio!>> gli dice Sanji un po’ seccato da tutte quelle premure.
Al contrario Zoro, che si era appoggiato alla parete poco distante da Robin, non perde tempo a provocarlo:
<<Ti sei deciso a svegliarti bell’addormentata!>>
<<Prova a ripeterlo!>>
<<Bell’addormentata!>>
<<Sei solo invidioso che sia stato io a sconfigger Eneru!>>
<<Io invidioso di te? Manco morto!>>
…
Nico Robin si vede costretta a intervenire per fermare la lite; dal muro compare un suo braccio che sferra un cazzotto sulla testa di Zoro.
<<Ahia! Mi hai fatto male!>>
Nel frattempo Rubber si è arrampicato sul letto e ora scruta Sanji come se fosse un alieno, spostandoglisi intorno con movimenti alquanto scimmieschi. Poi si siede per terra a gambe incrociate, proprio davanti a Sanji pronto a pronunciare la sua frase più ricorrente:
<<Ho fame>>.
Questa volta, oltre a Robin, partecipano anche gli altri a un cazzotto di gruppo sulla testa di Rubber che si mette a sbraitare. Usop si avvicina a Sanji, incurante delle urla:
<<Senti>> gli dice << come stanno le cose tra te e …>> una mano di Robin gli tappa la bocca, intanto che un altro centinaio buttano fuori lui e gli altri tre; un’altra chiude la porta.
<<Grazie. >> dice Sanji <<Non sono ancora abbastanza forte per sopportargli.>> e gli sfugge un sorriso.
<<Ti devo parlare>> risponde Robin con voce seria.
<<Di che cosa?>>
<<Di Nami, mi sembra ovvio.>>
<<Allora lo sai…>>
<<Usop e Rubber vi hanno visti quando vi baciavate tra le rovine… bè, Rubber non ha capito, ma Usop sì e logicamente lo ha detto a tutti.>>
<<Capisco… e Nami? Sta bene?>>
<<Giusto qui ti volevo, credo che tu abbia bisogno di un aggiornamento.>> segue una pausa di silenzio <<Vedi in queste tre settimane…>>
<<Tre settimane hai detto?! Ho dormito così tanto?!>>
<<Sì, e lei ti è stata vicino ogni giorno, anzi ogni secondo… Non dormiva, non mangiava, non sorrideva… Credimi non l’avevo mai vista così triste. Ha sofferto ogni santo giorno nella paura di perderti e si è retta in piedi nella speranza che tu ti svegliassi.>>
<<Come ho potuto! Come ho potuto farla soffrire così! Perché non mi sono svegliato prima! Lei non meritava tutto questo e io non merito lei…>>
<<Il punto è che lei si sente responsabile. Pensa sia colpa sua se tu hai rischiato la vita.>>
Adesso il silenzio si fa assordante. Sanji s’incammina verso la porta:
<<Dov’è Nami?>>
<<Sul ponte.>>
Sanji lascia la stanza senza dire altro. Scende le scale per raggiungere il ponte e i suoi passi echeggiano per via del legno. A prua, vicino alla polena-ariete, si delinea la figura nera di Nami contro la luce rossa del tramonto.
Sanji le si avvicina con una certa cautela, per paura che tutto quello che era successo loro fosse solo un sogno di quelle tre settimane; passo dopo passo si ferma a un metro e mezzo da lei.
Nami si gira verso di lui e quell’attimo si trasforma in un’eternità, i secondi in minuti.
Il vento le fa ondeggiare i capelli della stessa tonalità delle nuvole in quel tramonto; la luce le sfiora la pelle come una carezza; i suoi occhi brillano di lacrime simili a gocce di rugiada.
Intravede quel ciuffo biondo e, senza neanche mettere a fuoco l’immagine dell’eroe, si getta tra le braccia di lui stringendolo più forte che può. Sanji fa cadere le sue mani sulle spalle di lei. Intanto che lui le accarezza la pelle liscia delle spalle, nami ha la guancia appoggiata sulle ruvide bende di quel petto fasciato stretto. Trai singhiozzi comincia a parlargli:
<<Sanji… scusami, è… è tutta colpa mia… scusami… io…>>
<<Non dirlo nemmeno per scherzo!>> le risponde con fermezza scostandola per guardarla negli occhi. Quel loro sguardo è tanto intenso che entrambi stentano a sostenerlo.
È come se l’angelo volesse volare nell’azzurro degli occhi dell’eroe e l’eroe riposarsi dopo una battaglia nei caldi occhi castani dell’angelo.
<<È stata una mia scelta, nessuno mi ha obbligato a salvarti… Se ho rischiato la mia vita è solo perché non posso vivere senza la tua.>>
Si abbracciano di nuovo, illuminati da quel tramonto che sembrava durare apposta per loro.
<<…Vorrei poter restare così per tutta l’eternità, promettimi che non dormirai mai più così a lungo.>>
<<E tu promettimi che ogni volta che mi sveglierò tu sarai lì.>>
<<Promesso.>>
<<Promesso.>>
…
<<Forse, a questo punto, è inutile che te lo dica, ma adesso so quanto è bello sentirselo dire e non posso privarti di una così stupenda emozione… Ti amo Sanji.>>
Si baciarono… e, se possibile, questo bacio è il più bello di tutti.
Il loro amore: non ci sono parole per descriverlo né sufficienti stelle per contarlo.
Il loro amore si perde nell’infinito.
Questa è la storia dell’angelo e l’eroe.
FINE